Il cane che guarda le stelle: un manga che racconta di solitudine e amore infinito
La vita dell’essere umano è scandita da diverse esperienze e incontri che fanno sì
l’uomo possa crescere, imparare, colmare vuoti all’interno della propria vita.
Nel corso di questa, molti di noi hanno sicuramente provato un’amicizia speciale, che
va oltre qualsiasi tipo di rapporto umano: l’incontro con un animale domestico (o non).
La nostra attenzione si focalizzerà, oggi, su questo rapporto speciale e, in particolar modo,
quello che l’essere umano instaura con un tipo di animale considerato il suo amico
per eccellenza: il cane.
Di recente, la mia attenzione si è rivolta verso il manga “Il cane che guarda le stelle”,
attirata dall’immagine del dolce cagnolino sul campo di girasoli ritratto in copertina. Messa
in guardia dal commesso della libreria, che mi ha augurato buona fortuna per la trama triste,
mi sono immersa in questa lettura firmata Takashi Murakami. Vi devo dire, non ho superato
questo momento ma in giro c’è nettamente di peggio se volete versare fiumi e fiumi di
lacrime, nonostante questo resta un libro che affronta tematiche forti e che lancia
un messaggio altrettanto forte. Happy è un cagnolino adottato da una normale famiglia di
tre elementi che lo accoglie dopo
l’approvazione del capo famiglia convinto di fare la cosa giusta per la sua famiglia
(le riflessioni dell’uomo come membro giusto della famiglia che deve guidare e accudire
ritornano sempre nel testo). Fin da piccolo, la vita di Happy è normale e abitudinaria ma,
man mano che il tempo passa, quelle azioni che ha sempre riconosciute come di normale
routine iniziano a cambiare radicalmente
(gioca meno con la figlia del suo padrone, le passeggiate cambiano e il modo di
approcciarsi a lui cambia) fino al divorzio del suo amato padrone, causato da problemi di
salute ed economici, che lo porterà a causa verso i luoghi di campagna dove è cresciuto
l’uomo in un viaggio pieno di significato che cambierà radicalmente il modo di vedere il
mondo. La precarietà e la condizione in cui l'uomo oscilla tra baratro e successo e uno dei temi cardini su cui l'autore si sofferma, infatti il nostro protagonista si ritrova dal vivere una vita normale con famiglia, lavoro e figli, alla condizione di più estrema miseria con accanto soltanto il suo amico a 4 zampe. Nonostante questo, l’uomo continua a manifestare la sua bontà d’animo nei confronti del prossimo e soprattutto di Happy che gli resterà vicino fino alla fine dei suoi giorni in un campo di girasoli. In questo scenario, il cane incarna la rappresentazione di ciò che è veramente importante: un amico sincero e leale capace di starti accanto anche nei momenti peggiori, senza pregiudizi ma solo ed esclusivamente per l’amore instaurato verso colui che considera importante. I cani, infatti, vengono spesso rappresentati, contrariamente al loro cugino selvaggio lupo, con una connotazione totalmente positiva, fedeli, leali e difensori degli altri. I valori dell'amico dell'uomo per eccellenza vengono messi in risalto in numerose opere. Non possiamo dimenticare Argo, il cane di Ulisse, dove Omero quale grande scrittore e poeta, rappresenta il cane in punto di morte, ricoperto di pulci e parassiti come l'unico a riconoscere il suo padrone e per questo scodinzolare nonostante il suo stato:
Argo, il cane del costante Odisseo, che un giorno
lo nutrì di suo mano (ma non doveva goderne),
prima che per Ilio sacra partisse;
e in passato lo conducevano i giovani
a caccia di capre selvatiche, di cervi, di lepri;
ma ora giaceva là, trascurato, partito il padrone,
sul molto letame di muli e buoi, che davanti alle porte
ammucchiavano, perché poi lo portassero
i servi a concimare il grande terreno d’Odisseo;
là giaceva il cane Argo, pieno di zecche.
E allora, come sentì vicino Odisseo,
mosse la coda, abbassò le due orecchie,
ma non poté correre incontro al padrone.
E il padrone, voltandosi, si terse una lacrima,
facilmente sfuggendo a Eumeo;
Parole che stringono il cuore come il culmine della nostra storia in cui vediamo Happy stare accanto al suo padrone, aspettando il suo risveglio nonostante questo non avverrà più. L’innovazione di quest’opera sta nel vedere la vicenda con gli occhi del cane, solare, amichevole e privo di questi problemi che opprimono l’uomo nel corpo e nello spirito, diventa così il mezzo con cui il vuoto nelle proprie vite viene colmato e il baratro che ti si presenta davanti non sembra poi così buio. Questo aspetto viene messo in evidenza dalla figura dell’assistente sociale, il signor Okutsu, che leggendo il fascicolo del caso dei due compagni ricorda con amore il suo cucciolo, regalatogli dal nonno per colmare, un giorno, il vuoto della scomparsa delle sue figure di riferimento. Oltre a ciò la figura dell’assistente sociale lancia un messaggio ancora più forte: non dovete paura di chiedere aiuto. Nonostante alcune figure ci vengano rappresentate con una connotazione negativa, possono fare molto per noi. Altre opere che ci parlano dei nostri amici a quattro zampe sono il Mago di Oz o io e Marley ma la raffigurazione di questi animali è sempre la stessa. Non mancano poi le statue erse per ricordare i cani che si sono distinti per le loro gesta aiutando l’uomo nei momenti di difficoltà (Balto), insomma i cani sono dei veri e propri angeli a quattro zampe e questo libro lo descrive perfettamente.
Cosa impariamo da tutte queste opere? Sicuramente Murakami mette in evidenza la solitudine sociale del nostro tempo che ci attanaglia con la perdita di punti di riferimento e affetti ma ci ricorda anche come da sempre gli animali
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