Rivoluzione e conflitto negli anime








 Sentite questo rumore? È quello del mio cuore che si spezza! Questo anime è dolorosamente bello ed interessante ma vi avviso: ogni due minuti vi ritroverete a piangere qualcuno. Akame ga Kill! è un manga shōnen scritto da Takahiro e disegnato da Tetsuya Tashiro e narra del giovane Tetsumi, ingenuo e speranzoso ragazzo di campagna, che lascia la sua terra per recarsi nella grande città in cerca di fortuna. Ingenuamente (appunto) pensa che “tutto il mondo è paese” e che in ogni uomo ci sia del bene ma… non è così. Il ragazzo capisce da subito che la città è corrotta e che i nobili, residenti in quelle lussuose dimore, sono degli uomini malvagi e senza cuore, così decide di unirsi all’associazione clandestina dei Night Raid per rovesciare il governo grazie all’utilizzo dei Teigu, armi speciali costruite dal primo imperatore a partire dai resti di bestie pericolose. Il tema centrale della storia è dunque la rivoluzione sociale instaurata per riportare la serenità: i temi del riscatto sociale, di un governo oppressivo e della rivoluzione sono comuni all’interno degli anime e manga come anche della nostra modernità. Un esempio emblematico è quello di Lady Oscar (sì, se non ne foste a conoscenza anche questo è un anime) che allietava le mattine della nostra infanzia ed ha allietato i miei pomeriggi degli ultimi due mesi con due rewatch e… che ve lo dico a fare? Lacrime anche qui, lo confesso. In tutti questi anime che parlano di rivoluzione non ne esiste uno in cui la morte non faccia da protagonista e non spezzi i cuori dei suoi fan… ma torniamo a noi! Lady Oscar è la rappresentazione in chiave animata della Rivoluzione francese, una delle rivoluzioni più importanti della nostra modernità. 

In questi anime (o manga che siano) ci sono delle caratteristiche comuni e principali che non possono mancare: 


  • la visione di una nobiltà corrotta e crudele che pensa solo ai propri affari e che considera il popolo solo una massa di ignoranti rivoltosi dalla parte del torto: pensiamo al duca di Germain che non esita ad uccidere un bambino a bruciapelo solo per poche monete o, in questo caso, alla prima famiglia nobile incontrata da Tetsumi che ha brutalmente ucciso e torturato i suoi amici solo per il gusto di farlo;

  • Dall’altro lato, il popolo allo stremo che decide di combattere per riprendersi quello che di diritto gli spetta,  a qualunque costo;

  • E, infine, morti a più non posso che spezzano il cuore. 


Con un tocco di fantasia, e con opere una più creativa dell'altra, gli autori di questi anime sottolineano come senza una rivoluzione non sia possibile il

progresso e che dunque la palingenesi sociale sia necessaria, nonostante eventuali perdite umane. Parlando di perdite umane, perché non aggiungere anche Attack on Titan a questa rassegna? All’interno della terza stagione, infatti, il comandante Erwin del Corpo di ricerca narra la sua infanzia, raccontando al comandante Pixis come suo padre sia stato brutalmente ucciso a causa delle sue teorie prossime alla verità su ciò che era nascosto dietro le mura. La domanda ch’egli si pose era la seguente: perché lo stato che dovrebbe proteggere l’umanità uccide chi è vicino alla verità? La risposta di Erwin è che i nobili sono solo dei menefreghisti il cui scopo è esclusivamente il crogiolarsi all’interno dei propri palazzi tra ricchezze e lusso cercando di mantenere il proprio status e se questo significa rendere il popolo privo della verità, beh, ben venga. Belle prospettive, non è vero? Ma un colpo di stato volto a detronizzare il re fantoccio e a incoronare Historia Reiss per salvare la città è quello che ci vuole per ridare speranza al mondo e al Corpo di ricerca, per anni denigrato e oppresso. 
Dunque tutti questi anime ci portano ad una domanda comune, oltre che essere dei veicoli per imparare la storia (nel caso di Lady Oscar) o farci capire cosa succede se il popolo si arrabbia: è giusto istigare una rivoluzione per far sì che qualcosa cambi? La risposta è sicuramente positiva per quanto riguarda tutti e tre i nostri anime ma questo vale anche per la storia. Nel 1789, in Francia, iniziava la rivoluzione più grande della nostra modernità in cui le sorti del popolo e dello Stato furono decise a suon di cannoni e teste tagliate: la Rivoluzione francese. Negli anni precedenti alla rivoluzione, la popolazione era allo stremo, le tasse erano alle stelle e la monarchia le utilizzava per organizzare danze e banchetti. Questo portò la popolazione a rivendicare i propri diritti, diritti che fino all’ultimo le vennero negati ma, alla fine, il popolo si rivelò veramente sovrano, represse con la forza la monarchia e instaurò la repubblica. Gli eventi appena ricordati, come anche quelli delle altre rivoluzioni della storia, sono un ottimo spunto per le trame dei nostri anime, che enfatizzano e amplificano non solo le battaglie ma anche le sofferenze dei cittadini. Inoltre senza rivoluzione non esiste il progresso, basti pensare alla rivoluzione industriale in cui le innovazioni tecnologiche e scientifiche hanno trasformato l’Europa a partire soprattutto dalla Gran Bretagna. L’insieme di questi eventi ci fa comprendere come le rivoluzioni spesso mirano ad un obiettivo più grande e necessario ma non dimentichiamoci anche degli aspetti negativi che questi portano con sé. Frutto avvelenato della rivoluzione industriale fu la scia di sangue e di oppressione della neonata classe operaia. Quello delle rivoluzioni sociali, lo scontro e la violenza fra i sostenitori del vecchio ordine e quelli

dell’ordine nuovo. Forse aveva ragione Eraclito nel sostenere che “il Conflitto di tutto è padre, di tutto è re; gli uni designa come dei, gli altri come uomini; gli uni fa schiavi, gli altri liberi” (detto 26 Mouraviev, trad. it. G. Fornari).


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