BlackLetter e il tema della morte

 







È la prima volta che mi approccio ad una autrice manga italiana e, vi devo dire, non me ne sono affatto pentita. In questo periodo la mia attenzione si è spostata verso dei generi particolari che uniscono un aspetto sacrale al tema della morte, violenza e amore. Oggi voglio parlarvi di Blackletter, il primo volume dell’autrice Mogiko, mia coetanea e per questo ancor più interessante. 

Immaginate di ricevere una lettera che vi dica ora e data della vostra morte 7 giorni prima che essa avvenga e che a consegnare questa lettera siano degli angeli. La morte delle persone viene presa in carico da delle speciali agenzie che hanno il compito di accompagnare il defunto all’ora della sua dipartita, una specie di onoranza funebre al contrario diciamo ed è qui che incontriamo il nostro protagonista, Rushi, che si trova a dover sostituire un suo collega in questo compito. Successivamente, il ragazzo riceve la sua lettera ma avviene qualcosa di strano: non solo egli sopravvive, contrariamente a tutte le aspettative, ma fa la conoscenza di un angelo bloccato sulla terra, ridotto quasi alle sembianze umane. 

Non vi nego di essere molto curiosa di ciò che avverrà dopo ma, intanto, questo primo volume ci permette di soffermarci su un tema molto importante: il tema della morte e l’aldilà. Come passereste l’ultimo giorno della vostra vita? Lo so, anche il famoso romanzo che spopola in questo periodo “Se i gatti scomparissero dal mondo” porta con sé questa ardua domanda, in questo caso però la situazione è un pò differente, sette giorni con una lettera in mano e l’orologio che scorre… Sono molte, in realtà, le domande che ci passano per la testa. 

“L’uomo amato dagli Dei muore giovane”, così recitava un detto greco che voleva sottolineare come il morire di vecchiaia fosse visto come  una cosa quasi disdicevole in quanto la morte gloriosa era quella in battaglia per difendere la propria patria: niente era più importante della propria patria per il cittadino della polis. Il passo successivo fu vedere la morte come la liberazione dell’anima dal peso opprimente del corpo, fatto di tentazioni e vizi che tenevano incatenata l’anima al suolo non riuscendo a salire verso ciò che è buono. Questa teoria viene espressa all’interno del Fedone scritto da Platone e rivelata per bocca di Socrate prima della sua dipartita tramite assunzione di cicuta. Secondo Platone, dunque, il corpo sarebbe come un contenitore pesantissimo che tiene l’anima stretta a sé rendendo impossibile raggiungere il mondo delle idee. Questa teoria fu inoltre ripresa dal filosofo Nietzsche per il quale la morte di Socrate fu a tutti gli effetti una rinuncia alla vita. Col passare del tempo la visione della morte si è modificata con l’introduzione della prospettiva di un mondo ultraterreno in cui

troviamo pace eterna per  i meritevoli e condanna per i meno meritevoli, nello specifico parliamo della religione Cristiana. Per approcciarci a questo tema, non c’è niente di meglio che parlare dell’epoca in cui luoghi come il Paradiso ed esseri come gli Angeli erano temi centrali della visione del mondo: il Medioevo. Nel Medioevo la morte era vista come un'ossessione e motivo di ansia in quanto il Paradiso era riservato esclusivamente alle persone meritevoli e buone in terra. Possiamo anche affermare che la Chiesa esercitava non poca influenza per far in modo che tutti gli uomini tenessero un comportamento consono alla fede Cristiana ed ai precetti sanciti dalle Sacre Scritture: sii un buon cristiano e tutto andrà bene, sbaglia anche solo una volta strada e ti ritroverai a subire le pene dell’inferno (non solo nel senso letterale del termine). C’è chi, però, pensava che le cose funzionassero diversamente e non credeva che le opere commesse sulla terra potessero cambiare il destino di ciascuno. Parliamo del filosofo medievale Giovanni Scoto Eriugena e della sua teoria della doppia predestinazione. Secondo il filosofo, infatti, Dio saprebbe già a prescindere che destino spetta a ciascuno di noi indipendentemente da ciò che possiamo pensare. Questa teoria fu molto criticata da un suo contemporaneo, Godescalco, secondo cui Dio è estremamente buono e questo esclude la doppia predestinazione (vi lascio con questo piccolo anticipo solo perché di lui ci occuperemo successivamente). 

Un altro aspetto interessante ripreso dall’autrice del manga è la consegna di messaggi da parte degli angeli quasi a voler riprendere il ruolo di messaggero tipico di questi esseri (già in senso etimologico). Basti ricordare il ruolo dell’angelo Gabriele nel momento dell’annunciazione a Maria o nel sogno di Giuseppe prima della fuga in Egitto. Tornando a noi, la morte oggi racchiude ancora un'immagine sacrale ma porta ancora con sè timore e tristezza contrariamente al punto di vista di molti filosofi. Dato che ormai ne abbiamo accennato l’opera, pensiamo a Se i gatti scomparissero dal mondo: il protagonista sembra trovare il coraggio di affrontare il proprio destino ma, giorno dopo giorno, si rende conto che quello che prova è tutto una menzogna e preferirebbe far scomparire tutto pur di non morire. Questo racconto rappresenta in pieno la visione che l’uomo moderno ha della vita: troppo breve. In realtà spesso siamo noi che non la apprezziamo o viviamo appieno come lo stesso filosofo Seneca affermava nel suo La brevità della vita. Tutti siamo troppo impegnati ad occuparci di cose futili e di preoccupazioni inutili e alla fine dichiariamo che la vita è troppo breve. 

Ma, tornando alla figura degli angeli, secondo voi, essi potrebbero essere buoni o cattivi in questo caso specifico? Fanno solo il loro lavoro annunciando la morte di qualcuno o scelgono a loro piacimento chi far morire? In attesa di leggere i prossimi manga, vi lascio con questo dubbio. 


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