Kierkegaard e il mio matrimonio felice
Se cercate un anime che intreccia magia e vecchie favole di ragazze sfruttate ma destinate ad un riscatto finale, vi consiglio di guardare Il mio matrimonio felice, serie di light novel uscita nel 2019 e scritta da Tsukiho Tsukioka. In occasione dell’uscita del fan-art book by jpopmanga, ho pensato sarebbe stata una buona idea soffermarci su questo anime che racchiude amore e riscatto.
Siamo in Giappone, la giovane Miyo perde la madre, mentre i rapporti con la sua matrigna e con suo padre si deteriorano a vista d’occhio, soprattutto perché, contrariamente alla sua sorellastra, lei non ha poteri. Viene deciso di mandare via Miyo per farle sposare un uomo di famiglia agiata, ma anche di fama spietata e intollerante, per metterla in condizione di vivere una vita lontana dalla sua famiglia. Il fidanzamento con il capostipite della famiglia Kudo si rivela però un miracolo per la protagonista, che passa dal vivere il suo peggiore incubo a passare la vita con la persona che veramente ama. L’anime si concentra sulle difficoltà di Miyo di trovare sé stessa, di riscattarsi e trovare una nuova vita dopo le delusioni di una mancata proposta da parte del suo primo amore e i soprusi ricevuti durante tutta la vita, ma soprattutto sulle difficoltà che l’essere umano è costretto ad affrontare quando si trova davanti ai bivi della decisione.
Quasi tutto l’anime, infatti, è intriso del tema della decisione. Dalla scelta di Miyo di non sottomettersi alla propria famiglia abbandonando suo marito per avere salva la vita, alla scelta di Kudo di fidarsi di Miyo, a cosa sia meglio fare per essere degna del, e non preoccupare il, suo futuro marito, alla banale scelta di come comportarsi in società: Miyo sarà perennemente messa alla prova e soggetta a prendere sempre nuove decisioni. In poche parole, questa ragazza non è mai tranquilla!
Nell’analisi del nostro anime può aiutarci il filosofo danese Kierkegaard, non solo per ciò che è avvenuto nella sua situazione sentimentale (so che lo sapete, il nostro filosofo ha lasciato la sua fidanzata storica per il timore di una incompatibilità per via del proprio carattere maliconico), ma perché fa della scelta il tema cardine della sua filosofia. Egli può essere considerato un fiero oppositore delle teorie hegeliane, infatti si distacca da qualsiasi tentativo di ridurre la filosofia a sistema e di razionalizzare il reale, evidenziando piuttosto il carattere tragico dell’esistenza e lo scacco che attende l’uomo in quanto dotato di libero arbitrio (ovvero la condizione dell’essere umano di poter scegliere). Ma la condizione di scelta che è dell’essere umano lo porta ad un continuo senso di angoscia in quanto non ci è neanche dato sapere quale sia la scelta più giusta e dunque siamo soggetti alla possibilità del fallimento a causa della scelta fatta. Proprio il sentimento dell’angoscia e del fallimento sono i sentimenti che prova la nostra ragazza pressoché continuamente. Quasi sul finire della storia è costretta a scegliere fra la famiglia della madre e il suo innamorato: Miyo vuole proteggere il marito, ma allo stesso tempo capire le sue radici ed eliminare quei brutti incubi che la tormentano da sempre, e sarà proprio per quello che crede essere il bene del marito che sceglierà di rimanere col nonno ma col tempo questa decisione le provocherà dolore e sofferenza che le permetteranno di tornare sui suoi passi. La condizione di scelta, che nell’anime è indissolubilmente legata alla sfera magica, in Kierkegaard è strettamente legata alla teologia: il rischio legato alla scelta è manifestato in particolare nella figura di Abramo, archetipo della condizione di angoscia che la scelta porta con sé. Egli, infatti, fu messo alla prova da Dio stesso e dovette decidere se sacrificare suo figlio (rispondendo alla fede) o risparmiarlo (secondo l’etica comune).
Dal punto di vista del filosofo danese, la condizione di scelta (possibile e anzi ineludibile, dato il libero arbitrio) non reca connotazioni del tutto positive in quanto lascia l’uomo in un perenne stato di emotività instabile da cui egli non può sottrarsi. Analogamente Miyo e Kudo ci spiegano brillantemente come la scelta, nonostante implichi momenti di angoscia, serva per comprendere meglio sé stessi e ciò che veramente si vuole dalla propria vita. Se Miyo non avesse scelto suo nonno, non avrebbe mai capito che il suo posto era accanto a suo marito.
Fare delle scelte aiuta anche a plasmare il nostro futuro: infatti compiere una scelta a scapito di un’altra ci apre la porta per un futuro diverso da quello che avrebbe potuto prodursi scegliendo l’altra opzione, ma noi saremo sempre all’oscuro della conclusione di entrambe le possibilità: delle conseguenze future della scelta intrapresa e delle conseguenze controfattuali dell’ipotetica alternativa. Dunque, nonostante i sentimenti negativi legati ad essa e nonostante i nostri sforzi nel comprendere quale sia l’alternativa migliore, la scelta fa parte di noi e non possiamo esimerci dal prendere decisioni. Esse costruiscono ciò che siamo e ciò che diventeremo, aiutandoci a maturare, come è successo a Miyo, che a partire dalla sua condizione di iniziale malessere è riuscita ad affrontare tutte le decisioni che la vita le poneva davanti e a riscoprire i suoi potere anche grazie all’aiuto del suo amato marito.
Non vi è mai capitato di pensare che siete qui perché avete preso determinate decisioni nella vostra vita? Pensateci.
Commenti
Posta un commento