Komi can’t communicate e l’ansia sociale

 





Quando una persona soffre di ansia sociale grave,

fatica a comunicare con il prossimo. Bisogna tenere presente

che, anche se fa fatica, non significa affatto che non voglia avere legami

con gli altri.


Chi di noi non ha mai sofferto di ansia? Per un esame, un evento importante a cui andiamo incontro…questo sentimento ci accompagna ed è spesso fastidioso e irritante. In realtà l’ansia è un sentimento di preavviso del nostro corpo, che come un campanello di allarme cerca di avvertirci di qualche cosa potenzialmente preoccupante. Esso manifesta la nostra insicurezza rispetto a una situazione di rischio, di fronte a cui sarebbe meglio prepararsi più accuratamente (per quell’esame, per quell’evento importante, e così via…). L’ansia rappresenta inoltre uno dei sentimenti più complessi dell’essere umano e per questo maggiormente studiato nel mondo da psicologi e medici, a maggior ragione se si pensa che essa può sfociare in qualcosa di più grave, fino a diventare una vera e propria spina nel fianco, non permettendoci di vivere serenamente la nostra quotidianità. Il futuro e la società stessa possono far paura, ma cosa succede se queste diventano delle vere e proprie fobie? È il caso di Socho Komi, ragazza di liceo che soffre di ansia sociale grave, protagonista della serie anime Komi can’t communicate (Netflix), lanciata a partire dal 2021 e tuttora in corso.

Come recita l’incipit della serie (enunciato nella nostra epigrafe), questo disturbo legato all’ansia (denominato “ansia sociale”) porta i soggetti che

ne soffrono ad una chiusura verso gli altri individui, non permettendo la normale comunicazione tra terzi e, di conseguenza, parecchi problemi nella vita quotidiana. Questo avviene perché le persone affette da ansia sociale grave, provanoun’eccessiva paura di fare brutta figura, di apparire ridicoli di fronte agli altri (soprattutto estranei, persone autorevoli o dell’altro sesso), di essere inadeguati o non all’altezza delle situazioni”. Immaginate, dunque, che esistano delle persone per le quali cui è difficile fare amicizia, instaurare rapporti o semplicemente chiedere un panino al bar: una persona del genere potrebbe essere anche capitata sul vostro cammino, ma era troppo spaventata anche solo per salutarvi. Il tema dell’ansia sociale, o dell’ansia in generale, è molto caro alla cultura giapponese (il ben noto fenomeno degli hikikomori, condizione di autoisolamento volontario dovuta anche ad ansia sociale, è di origine giapponese) ed è stato brillantemente rappresentato dall’autore del manga, Tomohito Oda. La vicenda narra la vita di questa ragazza liceale, Komi per l’appunto, che si trova a dover affrontare le sue paure all’interno di un liceo tutt’altro che convenzionale. I suoi compagni di squadra l’ammirano esclusivamente per la sua bellezza fisica, infatti al suo ingresso in classe ella sembra una dea sicura di sé, a cui non servono parole per far capire ciò che vuole. Solo Todaro, suo compagno di banco empatico e amichevole, riuscirà a scoprire il suo problema e ad aiutare la ragazza nel suo sogno di avere 100 amici, fra piccoli e semplici gesti, fino alla gita di secondo semestre. L’anime di per sé è molto semplice e piacevole; esso narra le vicende dell’adolescenza e le sue problematiche, soffermandosi non solo sull’ansia sociale ma anche su molti altri aspetti dell’ansia e dei sentimenti adolescenziali. Nonostante la sua semplicità, l’autore

rappresenta con molta attenzione la sintomatologia tipica dell’ansia sociale:



rossore, sensazione di “morsa allo stomaco”, tachicardia, palpitazioni, tremore, sudorazione, nausea, bisogno impellente di urinare, tensione muscolare, respiro affannato, sensazione di blocco mentale, vertigini e vampate di caldo.

[...] atteggiamento di difesa con il corpo curvo e il capo chino, parla con tono di voce basso, ossequioso e formale, evita lo sguardo diretto..



Esso descrive anche i timori e le incertezze che Komi affronta giornalmente, tanto da poter inquadrare l’opera nel genere slice of life. Emblematica fra le vicende biografiche della protagonista è l’evento che la vede costretta a instaurare un rapporto coi fratelli minori della sua compagna. Non potendo spiegare cosa sia l’ansia sociale ai ragazzini, troppo piccoli per comprenderne la complessità, ella si limita a spiegare il carattere schivo e taciturno di Komi come “timidezza”. Nonostante ciò la ragazza viene incoraggiata a parlare dagli stessi ragazzini, con un meraviglioso quanto inatteso risultato: essi incoraggiano la nostra protagonista a parlare più spesso, data la sua piacevole voce.

Nel corso della storia del pensiero molti autori hanno affrontato il tema di una società angusta e cupa che estranea l’uomo e lo rigetta. Un esempio è quello di Kafka: all’interno delle sue Metamorfosi egli mostra il protagonista Gregor Samsa come un insetto emarginato dalla società in cui vive e dalla sua famiglia per il suo aspetto esteriore e la condizione in cui è costretto a vivere. Lo stesso Nietzsche si considerava straniato rispetto alla società e ai valori del suo tempo: tale condizione trova eco nel suo Così Parlò Zarathustra in cui, per bocca del profeta Zarathustra,

egli cerca di aiutare gli uomini ad uscire dalla loro condizione di miseria attuale per una condizione più alta (il Superuomo), mettendo in pratica la trasvalutazione dei valori. Ma l’esempio più emblematico della storia della filosofia circa il tema dei rapporti controversi fra individuo e sfera sociale è dato sicuramente da Arthur Schopenhauer. Costui, nella sua filosofia, si sofferma molto sulla natura dell’uomo come essere fragile la cui vita oscilla fra angoscia e noia con un pizzico di felicità qua e là (sporadica e mai continua). Del resto, insofferente verso colleghi più celebri (fu costretto ad annullare le sue lezioni a causa della “concorrenza” con Hegel), misantropo, misogino e celibe per scelta personale, Schopenhauer anche dalla sua biografia dimostra di non essere stato certamente un uomo avvezzo alla vita in società.

Come abbiamo avuto modo di constatare da questi vari esempi il rapporto fra la società e l’individuo è, ed è stato sovente, motivo di sofferenza o di imbarazzo, un tema controverso che ha dato modo di sperimentare la scrittura come medicina, come cioè cura per le proprie ansie e strumento di comprensione di sé stessi. Ma essa rimane ineludibile.

Oggi il tema si ripropone prepotentemente con tinte nuove. La società moderna sembra opprimere l’uomo, soprattutto gli adolescenti, che si sentono soffocati dalla continua ricerca di una perfezione inesistente. I più giovani sono soggetti grazie ai social e alle telecomunicazioni a nuove sfide e a nuove sollecitazioni nel difficile rapporto fra il sé e l’altro. In un mondo in cui la realtà effettiva è stata ormai sostituita da filtri e finzione, è possibile affrontarla e ad uscire da questo senso di isolamento?

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